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il grande male
Lo spettacolo teatrale “Il Grande Male” è una preziosa chiave per comprendere l'immane tragedia del genocidio armeno del 1915. Attraverso dialoghi fedelmente tratti dalle testimonianze scritte e immagini dell'epoca proiettate in scena, si forma un vortice di informazioni documentate che guidano lo spettatore nel dramma degli eventi di quegli anni, nel sistema della giustizia, e portano luce su un capitolo dimenticato della storia dell'umanità. La coralità di diciotto personaggi che intervengono nel processo ricostruisce molteplici episodi, formando un chiaro quadro del contesto politico in cui il progetto genocidario venne attuato.
Nel “Il Grande Male”, I testimoni chiamati a deporre offrono una pluralità di voci che aiutano lo spettatore nella comprensione dei fatti storici: anonimi turchi e curdi che aiutarono i deportati; Johannes Lepsius, responsabile della Deutsche Orient-Mission, che dimostra la volontà genocidaria dei Giovani Turchi; e il generale Otto Liman von Sanders, comandante delle truppe tedesche in Anatolia durante la Prima Guerra Mondiale, che cerca di scagionare almeno in parte il Governo ottomano. Tutte queste testimonianze scorrono nel contesto di Berlino del 1921, dove gli orientali erano generalmente giudicati inclini all'illegalità e scarsamente consapevoli del valore della vita umana.
Perché lo spettacolo "Il Grande Male"?
Nel 1915, un milione e mezzo di armeni furono assassinati nell'Impero Ottomano seguendo un piano stabilito in anticipo ed eseguito metodicamente con lo scopo di distruggere la loro civiltà. Come scrisse il giornalista francese Henry Barby: "Nell'oriente sta morendo la nostra sorella, e sta morendo solo perché è la nostra sorella. Il suo delitto è che ha condiviso i nostri sentimenti, ha amato quello che amiamo noi, ha pensato come pensiamo noi, ha creduto a tutto quello in cui crediamo noi, ha valorizzato come noi la saggezza, la giustizia, poesia e arte." Gli armeni furono vittime di un genocidio che divenne un riferimento funesto per coloro che vennero dopo. Da allora, i governi turchi hanno combattuto energicamente per far dimenticare questo triste episodio. Ancora oggi, soprattutto in Turchia, il semplice fatto di enunciare questa verità storica scatena violenta opposizione, minacce fisiche e, in alcuni casi, perfino la morte. Il negazionismo alimenta il razzismo e l'odio contro gli armeni e altre minoranze non musulmane. Alcuni vorrebbero far credere che ammettere la realtà del genocidio armeno sia un attacco contro tutti i turchi e contro la nazione turca stessa, mentre in realtà si tratta di una denuncia del negazionismo e di un passo avanti per la giustizia e la democrazia.
”Tutti i genocidi futuri, che non sono ancora avvenuti, hanno già avuto inizio nel momento in cui il mondo ha rifiutato di condannare il genocidio degli armeni..
Sargis Galstyan
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