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PRODUZIONI

La Casa Delle Api_edited.jpg

Testo e Regia-Sarghis Galstyan

Disegno luci-Gabriele Planamente

Scenografie-Sarghis Galstyan

con

Marius Bizau

Marine Galstyan

Manuel Palumbo

Due essere umani  un uomo e una donna, un paziente e una dottoressa, un ribelle dello status quo e una guardiana inconsapevole della società dominatrice sono obbligati da quelle stesse regole che uno di loro lo strano, per intenderci aborra al punto tale da provare più e più volte l’atto estremo del fine vita autoimposto, a costruire un rapporto dapprima all’insegna della violenza di stato gli accertamenti sanitati praticamente obbligatori e in seguito nel nome di una comunione di vedute che nella più banale delle decodificazioni dello spettatore e quindi del critico, ci mancherebbe potrebbe essere tradotto nel sentimento dell’amore.

“La Casa delle Api” è lo splendido grido di dolore di un autore che urla, tramite anche due attori molto bravi, il proprio disappunto per l’immutabile organizzazione di un mondo che preferisce sopravvivere sotto il giogo di regole ingiuste ma certe, piuttosto che dedicarsi ad una profonda forma di autocoscienza che metterebbe in pericolo ogni uso e costume ormai sedimentato da migliaia d’anni di uso ininterrotto.

In “La Casa delle Api” vi è un burattinaio che tira le fila e vi sono marionette che dapprima subiscono e poi, con grande fatica e con il rischio di pagare prezzi troppo alti, prendono coscienza dei collegamenti neanche troppo nascosti, vi è da dire esistenti tra le religioni e i mass media e i sistemi economici e i metodi di organizzazione sociale tutti attivamente protagonisti all’interno del grande disegno di controllo degli essere umani sia nella loro natura di individui che nella loro dimensione collettiva.

Proposta Matrimonio

Proposta Di Matrimonio è un atto unico scritto da Cechov nel 1888. Fra ruggini antiche di buon vicinato, e comici squarci di vita campestre, si assiste al ruvido approccio fra due rampolli di buona famiglia in cui i battibecchi si alternano a rappacificazione preludendo a quello che sarà la futura vita matrimoniale. Ivan Vasilevic Lomov si presenta in casa del possidente Stepan Stepanovic Cubukov per chiedere in moglie la figlia Natalia, che a sua volta pensa che Lomov sia venuto per un contratto d'affari e scopre solo alla fine che si trattava di un contratto di matrimonio. Tutto il testo è basato su questo equivoco. Partendo da una piccola disputa sulla proprietà di un prato o da un diverbio sulle capacità dei propri cani, i due continueranno a scambiarsi invettive in un crescendo di battibecchi comici dallo scoppiettante finale. Anche in questo atto unico non ci troviamo di fronte a personalità annunciano e talvolta anticipano ridicole figure dai contorni borghesi, esseri di rilievo, ma a personaggi che puerili, prigionieri di sogni volgari, di ambizioni futili, capaci tutt'al più di piccole rivelazioni, svenimenti e capricciose pulsioni.

Testo Anton P. Cecov

Regia-Mariné Galstyan

Disegno luci-Gabriele Planamente

Scenografie-Sarghis Galstyan

con

Giorgio Lupano

Enrica Pintore

Ermanno De Biagi

A Porte Chiuse

Regia-Marine Galstyan

Coreografie-Sarghis Galstyan

Disegno luci-Emiliano Pona

Audio-Chiara Grillini

Costumi-Naira Abgaryan

Scenografie-Associazione Teatrale Pistoiese

con

Lorenzo Girolami

Sarghis Galstyan

Marine Galstyan

Claudia Mancinelli

Ines, Estella e Garcin. Due donne e un uomo spediti all’inferno: una stanza con una sola porta, chiusa, e all’interno tre sedie. Qui le persone si incontrano e scontrano per la prima volta. Hanno storie diverse ma anche qualcosa in comune: la ragione per cui sono lì a condividere quel vuoto. Nessuno strumento di tortura. diversamente da quanto si aspettavano, e per un attimo si credono salvi. Ma la sofferenza non si fa attendere e presto si accorgono di quanto sia feroce l’espiazione: inizia una lenta e crudele presa di coscienza della propria colpa ed ecco che il dramma personale di ciascuno viene allo scoperto. Ecco il vero inferno: è tutto nella loro mente, è un dolore eterno che si consuma nella loro psiche. Una rappresentazione del tutto originale che si fonde con la disciplina della danza e, precisamente, con il Tango (su musiche di Astor Piazzolla, René Aubry, Gothan Project, Mariano Mores) che con i suoi ritmi passionali e accattivanti è idiale per esprimere l’angoscia e disperazione dei personaggi, sopratutto quando il dolore gli rende muti.oprattutto quando il dolore li rende muti. Nel momento in cui sono impediti nel parlare, il corpo si ribella e libera il suo linguaggio. Da questa esigenza ed esperimento nasce una nuova ricerca teatrale che unisce diverse arti e le sintetizza in un unico stile espressivo. Un Dramma-Coreografia, nuova genere di danza e prosa, in omaggio a “Huis clos”- titolo originale di “A porte chiuse” - (1944), a cura della compagnia  “InControVerso” 

Il Grande Male

Regia e Testo-Sarghis Galstyan

Scenografie-Gianluca Amodio

Musiche-Jonis Bascir, Komitas, Avet Terteryan

Costumi-Metella Raboni

Luci-Giuseppe Filipponio

Grafica video-Dario pelliccia

riprese-Mauro Petito

con

Stefano Ambrogi

Jonis Bascir

Vincenzo De MIchele

Ermanno De Biagi

Andrea Davì

Lorenzo Girolami

Sarghis Galstyan

Marine Galstyan

Claudia Mancinelli

Luca Basile

Arsen Khachatryan

Berlino, 1921. Lo studente armeno Soghomon Tehlirian è sotto processo per aver ucciso con un colpo di pistola Talaat Pascià, uno degli organizzatori del genocidio, rifugiato nel 1919 in Germania sotto falso nome, per sfuggire ad una condanna a morte per “crimine di lesa umanità” a danno delle popolazione armene residenti nell’Impero Ottomano. Dopo due giorni di processo è Talaat - del quale vengono ricostruite le atroci gesta e attraverso le drammatiche rivelazioni dei sopravvissuti chiamati a deporre - ad essere condannato moralmente: le prove a suo carico sono talmente terrifcanti che Tehlirian viene assolto per l’omicidio da lui compiuto. Gli atti processuali, dai quali nasce l’ispirazione e la scrittura dello spettacolo ”Il grande male”, sono una preziosa chiave per comprendere quell’immane tragedia che fu il genocidio armeno nel 1915: attraverso i dialoghi riportati fedelmente dalle testimonianze scritte e le immagini dell’epoca proiettate in scena si va a formare un vortice di informazioni documentate che guidano lo spettatore nel dramma degli avvenimenti di quegli anni, nel sistema della giustizia e portano luce su un capitolo dimenticato della storia dell’uomo. Attraverso la coralità di diciotto personaggi che intervengono nel processo avviene la ricostruzione documentata di molteplici episodi che vanno a formare un chiaro quadro del contesto politico nel quale il progetto genocidario venne messo in atto.

Locandina  Pole Dance.jpg

Pole Dance è una commedia dove il principale personaggio è Ruben Moretti, un docente di storia della religione e di filosofia. All’inizio dello spettacolo Ruben Moretti appare come una persona razionale, intelligente, con la mente aperta riguardo i rapporti tra donne e uomini e, per come si descrive lui, una persona civi- le. Presto accadranno delle situazioni che lo faranno riflettere sulla vita che ha vissuto e su particolari che gli sembravano insignificanti. Dovrà affrontare le conseguenze dei princìpi che, da persona civile e rispettosa verso i diritti delle donne, ha sempre tollerato. Tutto ha inizio con l’arrivo del figlio che nasce con la pelle nera, una tragedia personale che lo sconvolge completamente! Ovviamente il primo pensiero, e unica risposta, sembra essere quella di essere stato tradito dal- la moglie Angeline. Lei, una missionaria, è un personaggio che si presenta con caratteristiche positive: carità e onestà, due parole che descrivono meglio questo personaggio; il tradimento sembra essere una risposta impossibile, ma tutto pian piano inizia ad avere uno sviluppo piuttosto inaspettato e complesso. Tutto quel- lo che dovrà scoprire Ruben gli cambierà completamente il modo di vedere quelle cose che sembrano banali, insignificanti o incivili, ma che possono percettibilmente influenzare e radicalmente cambiare la vita di chiunque.

Regia e Testo-Sarghis Galstyan

Scenografie-Sargis Galstyan

Musiche-SevenSkiesMusic

Costumi-Attelier Mirror

Luci-Mattia Albanese

con

Cristiano Leopardi

Marine Galstyan

Stefano Antonucci

Eleonora Scopelliti

Ermanno De Biagi

Vittoria Rossi

Lorenzo Girolami

tango

Regia e Testo-Sarghis Galstyan

Scenografie-Gianluca Amodio

Costumi-Metella Raboni

Claudio Cianfoni

riprese-Mauro Petito

con

Stefano Antonucci

Marine Galstyan

Eleonora Scopelliti

Lorenzo Girolami

Danilo Muscarà

Sarghis Galstyan

Con lo spettacolo Blablateca Di Tango andiamo a scoprire il tango sotto un altro aspetto, un altro volto; un volto nascosto in un abbraccio amoroso che non si nota nel vortice di passione che si accende tra i due ballerini, a meno che quel volto non venga smascherato e reso riconoscibile sotto le luci del palcoscenico. Un volto brillante come uno specchio dove ognuno può riconoscere se stesso, e da quella scoperta ci appare un tango insolito e completamente diverso da quello che siamo abituati a vedere e a pensare; un Tango che mette in rilievo le singole caratteristiche di ognuno dei personaggi assumendo sfumature e aspetti comici, buffi e esagerati. Scopriremo la sua trasformazione nelle varie manifestazioni: dieci personaggi grotteschi che con i loro discorsi ci trasporteranno in una dimensione unica fatta da vizi e convinzioni, debolezze e desideri che non sono estranei a nessuno di noi. Tutti questi personaggi sono gestiti da uno spiritoso Barman che assume quattro bellissime soubrette tanghere per attirare clienti nel suo vecchio locale.  Il Barman che è il personaggio chiave dello spettacolo e rispecchia pregi e difetti di un qualsiasi barman, che tutti i giorni è in contatto con centinaia di persone, ognuno delle quali gli insegna sempre qualcosa, si confida con lui, lo fa arrabbiare, lo emoziona, lo sorprende e forse lo rende sempre migliore. È un barman che riesce a gestire qualsiasi discorso parlando di qualsiasi argomento specifico nonostante le conoscenze limitate, questo è possibile proprio perché ha acquisito il suo sapere dal contatto costante con i propri clienti. Il Barman diventa una specie di psicologo e ha imparato a conoscere le persone; queste si rilassano al banco del suo bar e si aprono a lui mostrandogli il loro vero volto: specchio di debolezze, vizi e desideri.

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"Il Grande Male" dedicato al Genocidio Armeno

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